GIOVANNA LACEDRA
DALL'ULTIMA VOLTA CHE SONO NATA
[2019]
Dall'ultima volta che sono nata
la libellula sta lì, tra l'occhio e la fronte
sta lì nell'angolo a lenire lo sguardo, a spingere
piano la tempia.
Sta lì - non vola
sbatte le ali quando parlo - mentre cammino
e un angolo si fa buio.
Sbatte e interrompe e schiaccia e solleva e sposta
sbatte le ali e sembra
che non sia niente, non si accorge nessuno
che fa male
che il vuoto - dietro le spalle
è una vertigine segreta dove mi giro e vado
(Paola Turroni)
Si muore per rinascere.
“il vuoto - dietro le spalle
è una vertigine segreta dove mi giro e vado”
E questo accade innumerevoli volte.
Ad ogni cambiamento, ad ogni strappo, ad ogni violenta separazione, ad ogni lutto. L’uomo fa i conti con il proprio limite, resta nudo di fronte alla vita, uccide qualcosa, qualcuno dentro di sé, ma come per un richiamo primordiale, ritrova quell’energia vitale che all’animale lo accomuna. Quella necessità di isolarsi e mettersi al riparo. Per leccarsi le ferite, per morire e poi rinascere.
E si rinasce in maniera istintuale.
Siamo animali quando stiamo nel profondo di un dolore tanto da renderlo “luogo”. Siamo animali quando lo annusiamo, lo setacciamo, lo conosciamo a fondo e ci moriamo dentro. Ma siamo animali anche quando da quel luogo cerchiamo di riemergere.
Ciascuno di noi vive un’istintività che a volte teme: siamo bestie nel nostro più intimo sentire, al di là dei ruoli sociali, dei modi, di quello che bisogna essere o dimostrare di essere. Ma quando si è nella propria animalità si è in una autenticità che avvicina a Dio.
E come scrive Rilke “il libero animale ha sempre il suo tramonto dietro a sé. E ha dinanzi Iddio; e quando va, va in eterno come fanno le fonti”.
Ciò che ci accomuna all’animale non è soltanto istinto e aggressività, è anche empatia, questa modalità quasi feroce di sentire l’altro. Sentire l’altro senza scampo. Sentirne il dolore, sentirne la morte e persino la rinascita.
Il dolore è una dimensione bestiale, è una verità che travolge e chiede lo sforzo di spaccare gusci per ritornare ad essere. Per ri-originarsi.
Marianne Moore scriveva che “La verità non è l’Apollo / del Belvedere, non è cosa formale”. La verità deflagra e ci rende bestie. Ma proprio per questo, ci rende veri.
In questa bestialità possiamo isolarci, leccarci le ferite, incontrarci e quindi provare a salvarci.
“Sono le mie bestie - conosciute
attente
hanno strappato tutti i vestiti
hanno bevuto alla fonte
hanno annusato il sangue e le dita
le lascio mangiare, le lascio
morire.”
(Paola Turroni)
Sono bestie anche i sentimenti che dentro tentiamo di tenere a bada, di governare e mettere a tacere, ma che presto o tardi si ribellano, perché sono vivi, perché sono tenaci, perché sono indomiti. Perché sono bestiali.
E allora bisogna soltanto
(…)“Toccare
il cuore con le dita
averne cura abbastanza - da spostarlo”
(Paola Turroni)
[©Giovanna Lacedra 2019]