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AMPLEXUS MATER
[2017]

Una performance scritta e agita da Giovanna Lacedra

Secondo la Genesi  Adamo ha dato vita all’umanità, plasmato dalla terra.

“Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. “  (Genesi 2,7)               

Adam, in ebraico  presenta  poi la stessa radice della parola ebraica adamà, "terra". E si legge che Eva viene generata da una costola di lui.

Ma se fosse invece stata donna, il primo uomo sulla terra? E in quanto donna, immediatamente madre?

Infondo, da che mondo è mondo la vita, appunto, nasce dal corpo di una donna.

Lo comprendevano appieno gli uomini della Preistoria, che usavano conficcare nei loro terreni statuette in pietra calcarea o avorio di mammuth  ritraenti creature antropomorfe dalle sembianze femminili, ribattezzate poi dai moderni archeologi “Veneri Preistoriche”. Donne senza volto, senza una specifica identità, ma con la sola evidenza innata: la possibilità di procreare. La funzione di queste statuette era magico-propiziatoria. Così posizionate nel terreno, dovevano augurare la fertilità della terra come anche della donna. Fertilità e maternità, dunque. Entrambe sottolineate dalle loro forme floride. Queste creature erano infatti tutte perlopiù gravide, con seni generosi, vulve turgide e ventre convesso. Erano tutte madri in divenire. Il loro corpo, così ritratto,  era già un abbraccio alla vita. Erano considerate  la presentificazione del sacro femminino. Ogni donna era una dea.

Questo accadeva quando Dio era una donna. Circa 35.000 anni fa.

Per gli uomini del Paleolitico Superiore la donna era una creatura divina. Era colei che miracolosamente generava la vita ed era associata alla stessa Madre Terra.  

 

“Amplexus Mater”  è l’amplesso della procreazione, della gestazione e del dono della vita, che dal corpo della donna irrompe improvviso nella luce della storia.

“Amplexus Mater” ricrea  quella dimensione ancestrale e rituale andata perduta, per rivendicare il valore supremo insito nell’atto del generare;  il valore atemporale e incommensurabile dell’essere madre.

Il miracolo di un corpo che sboccia da un altro corpo che si spacca, di un corpo che crea un altro corpo con la sua stessa materia.  Con lo stesso sangue, con gli stessi liquidi, con lo stesso Humus.

Attraverso un dolore che è il dolore della gioia.

Restiamo madri per sempre, soprattutto dei figli che non abbiamo messo al mondo. Soprattutto per loro il nostro corpo si fa conca. E accoglie. E culla. Il sogno, la memoria. La speranza. La vita.

Dal mio corpo al tuo corpo.

Dal mio grido ad tuo vagito.

Crearti, figlio, con la mia stessa materia. Con la mia stessa luce.

AMPLEXUS MATER is a hymn to maternity and to the sacredness of the body of a mother, who generates life from her own living substance, her own blood, her own flesh, her own fluids, her own humus. Inspired by the concept of female deity widespread in the Paleolithic Age, the performance resumes the idea of Mother Goddess, revisiting the primordiality with which men of that period intended her.

[©Giovanna Lacedra 2017]

TAPPA 1:  Napoli Sotterranea - Piazza Plebiscito - per Art Performing Festival II Edizione, evento a cura di Gianni Nappa.  Con il Patrocinio del Comune di Napoli e della Regione Campania. 28 luglio 2017.

TAPPA 2: Ipogei di Piazza del Popolo- Presicce (Lecce) - Evento a cura dell'Associazione Culturale Nené, con il Patrocinio del Comune di Presicce-Acquarica. 7 agosto 2021
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